Il maresciallo Yue Fei
di Yang, Jwing-Ming
Questo articolo è un estratto del libro “Xingyiquan, arte marziale interna cinese. Teoria, applicazioni e tattiche di combattimento” del Dr. Yang, Jwing-Ming.
Durante la dinastia Song (960-1280 d.C.) la Cina attraversò un periodo doloroso. Le guerre con i barbari del nord (la razza Jin o mongola), la corruzione in campo economico e amministrativo, e lo spettro della fame opprimevano continuamente la popolazione. Ma in mezzo a tutte queste difficoltà emerse un uomo il quale, con la purezza del suo spirito e dei suoi ideali, dimostrò come la bontà, la rettitudine e la lealtà fossero qualità ancora vive. Dopo il suo assassinio da parte di alcuni traditori, per innumerevoli generazioni il maresciallo Yue Fei è sempre rimasto l’ideale dell’uomo profondamente virtuoso. In tempo di pace egli fu un grande studioso dei classici cinesi, in guerra un generale coraggioso e accorto che sconfisse abilmente i nemici del suo Paese.
Yue Fei nacque il 15 febbraio 1103 d.C. a Tang Yin Xian, nella provincia di He nan. Mentre veniva al mondo, si verificò un evento premonitore: un grande uccello Peng volò sul tetto della casa e cominciò a fare un rumore tremendo. Il padre capì che quella presenza era presagio di un destino tempestoso e ispirato, e chiamò il bimbo Fei, che in cinese significa “volare”, riflettendo così la sua convinzione che il figlio, divenuto adulto, sarebbe asceso a nobili altezze.
Quando Fei aveva appena un mese, accadde una tragedia: il Fiume Giallo straripò. Sua madre si rifugiò con lui in un vaso di grandi dimensioni che, come una piccola barca, li portò verso la salvezza. Quando raggiunsero la terraferma e la piena si ritirò, essi tornarono indietro, trovando la casa e la proprietà completamente distrutte. Pur essendo molto povera, la madre di Fei era una donna colta e possedeva il coraggio, l’intelligenza e le capacità necessarie per allevare il figlio nel modo giusto e trasmettergli nobili ideali. Non potendo pagare per la sua educazione, ella se ne occupò personalmente, e ogni giorno gli insegnava a leggere e scrivere tracciando figure sulla sabbia. Benché non avesse libri, carta e materiale per scrivere come gli altri, il povero Yue Fei divenne uno dei giovani più colti del suo villaggio, dove ben pochi coetanei potevano competere con la sua erudizione.
Sotto molti aspetti, la persona più importante e che maggiormente lo influenzò fu la madre, la quale, in quelle lezioni impartite usando la sabbia come lavagna, gli insegnò tutti gli ideali per cui egli visse e morì. Senza gli insegnamenti e l’esempio di lei, Yue Fei non sarebbe mai diventato il capo coraggioso, intelligente e leale che ricordiamo.
Il ragazzo amava molto la lettura, e i suoi argomenti preferiti erano la storia e la teoria militare. Il testo che più lo appassionò fu il Sun Zi Bing Fa (Sun ’s Book of Tactics, Trattato di tattiche del Sole), scritto da Wu Sun (circa 557 a.C.), che trattava del la teoria e della pratica della guerra. Da questo testo, Yue apprese importanti principi che in seguito lo avrebbero aiutato nella sua carriera militare.
Poco più che adolescente, egli lavorò come fittavolo per un proprietario terriero di nome Qi Han. Tornando a casa dopo lunghe ore di lavoro, continuava a studiare con la madre. Era molto ammirato per questo e per la grande forza fisica che dimostrava e, come in campo culturale, nessuno poteva competere con lui per forza e velocità.
Le sue doti furono notate da un uomo della città, un certo Tong Zhou, anch’egli un erudito, nonché ottimo artista marziale che aveva studiato presso il tempio Shaolin. Vedendo che Yue Fei possedeva molte nobili qualità, cominciò a insegnargli le arti marziali servendosi di un metodo che comprendeva il combattimento a mani nude e con le armi, tattica militare, equitazione, tiro con l’arco e altre pratiche simili. Grazie a un costante allenamento, ben presto il giovane apprese tutto ciò che gli veniva insegnato.
All’età di diciannove anni (1122 d.C.), Yue Fei decise di aiutare il suo Paese entrando nell’esercito Song in guerra contro i Jin, una popolazione nomade che aveva invaso i territori settentrionali. La dinastia Song, che in origine aveva sede nella Cina del nord e che oggi chiamiamo dinastia Song settentrionale (960-1127 d.C.), era stata costretta a trasferirsi al sud per riorganizzarsi con una nuova capitale e un nuovo imperatore dopo che i Jin avevano saccheggiato la prima e catturato il secondo, fondando la dinastia Song meridionale (1127-1280 d.C.). Per anni, i deboli Song del sud avevano dovuto pagare tributi ai Jin per impedire che avanzassero ancora. Quando Yue Fei si unì all’esercito, essi stavano muovendo guerra per cercare di riconquistare le terre perdute.
Egli si dimostrò un soldato straordinario. Grazie alla sua saggezza, al coraggio e all’abilità marziale, ottenne una promozione dopo l’altra, diventando generale dopo appena sei anni e, più tardi, comandante o maresciallo dell’armata inviata contro i Jin. Una volta assunto il comando, egli avviò un programma sistematico di addestramento nelle arti marziali per i suoi soldati. Anche se qualcosa del genere già esisteva, Yue Fei fu il primo a introdurre il Wushu nell’esercito come requisito di base per il combattimento. Troppo spesso un giovane si arruolava per ritrovarsi in battaglia il giorno dopo. In breve, le truppe di Yue (note come truppe della famiglia Yue) divennero un corpo efficiente e vittorioso.
Il successo dell’armata di Yue può essere attribuito essenzialmente a tre fattori. In primo luogo, l’addestramento voluto dal maresciallo era molto rigido e si svolgeva in maniera regolare e professionale. Gli uomini venivano spronati fino a eccellere nelle arti marziali. Poi, Yue Fei costruì un’organizzazione militare efficiente e ben diretta. Infine, cosa più importante, egli ideò per le truppe due nuovi stili di Wushu, uno che derivava dal suo addestramento interno e che portò alla creazione dello Xingyiquan, l’altro, tratto dal Wushu esterno e chiamato Artiglio dell’aquila, che poneva maggiore enfasi sul Qin Na. Fu proprio quest’ultimo, di apprendimento più facile e con tecniche pratiche di pronta applicazione, a rendere vittoriosi in battaglia i soldati di Yue.
Con un esercito così bene addestrato, Yue Fei pensava che fosse venuto il momento di attaccare i Jin. Tali erano la sua lealtà e il suo patriottismo, che giudicava vergognoso il pagamento di tributi da parte dei Song ed era profondamente addolorato per le umiliazioni sofferte dal suo popolo. Spinto dal desiderio di liberare il Paese, egli avanzò di propria iniziativa contro gli invasori per riconquistare l’onore perduto dei Song.
Quando entrarono in contatto con il nemico, le sue truppe, grazie alla preparazione ricevuta, ottennero numerose vittorie e cominciarono a marciare verso nord. Ma Yue Fei non aveva ancora incontrato il comandante dei Jin, Wu Zhu, famoso per non aver mai perso una battaglia. Il grande successo di Wu Zhu era dovuto soprattutto alla sua arma principale, il temibile Guai Zi Ma, un’antica versione del carro armato. Si trattava di un carro da battaglia con a bordo uomini protetti da corazze e trainato da tre cavalli completamente rivestiti anch’essi di armature e legati al veicolo con una catena. Era estremamente difficile colpire gli uni o gli altri, ed essi dominavano incontrastati il campo di battaglia.
Yue Fei pensò a lungo come difendersi dai temibili Guai Zi Ma e, come in altri casi, la sua brillante mente militare trovò la soluzione. Egli aveva notato che i cavalli non erano protetti in un punto, le gambe, perché il farlo avrebbe impedito loro di muoversi. Tuttavia, era troppo difficile attaccarle con gli archi e le lance convenzionali, e così il maresciallo escogitò due armi semplici ma efficaci: una spada con l’estremità piegata a uncino e con la lama estremamente affilata all’interno dell’ansa, e uno scudo ricavato da una pianta chiamata “rattan” (Teng). Le truppe che ne furono dotate vennero dette Teng Pai Jun, ovvero “Milizia dallo scudo di rattan”.
E venne il giorno fatale in cui i due generali si affrontarono. Quando la battaglia ebbe inizio, Yue Fei fece appostare la Milizia dallo scudo di rattan sul percorso dei Guai Zi Ma. Prima di poter raggiungere i soldati, i carri dovettero superare ostacoli costituiti da fossati e lance infitte nel terreno fatti preparare dal maresciallo, e ciò servì a rallentare la loro corsa, mentre i soldati di Fei, che combattevano prevalentemente a piedi, poterono muovere più facilmente contro il nemico. Tuttavia, i Guai Zi Ma continuarono ad avanzare, e fu allora che le truppe appostate cominciarono ad agganciare e tagliare le gambe dei cavalli, facendoli cadere. Bastava mutilarne uno per fermare un carro, mentre per gli animali era impossibile calpestare gli uomini accovacciati tra l’erba, perché gli zoccoli scivolavano sugli scudi ricoperti di grasso. Una volta bloccato un Guai Zi Ma, altri soldati lo circondavano, uccidendone gli occupanti. Quel giorno Yue Fei ottenne una vittoria militare che vive ancora oggi nella storia e nella leggenda.
Poi il maresciallo procedette verso nord, riconquistando territori e sconfiggendo generali come Re Tigre e Grande Drago. Ma, intanto che egli riacquistava l’onore perduto del Paese, per fermarlo i capi Jin riuscirono a corrompere uno degli uomini più famigerati della storia cinese, Kuai Qin. A quell’epoca, Kuai Qin era primo ministro e il personaggio più influente presso la corrotta corte imperiale. Mentre l’esercito avanzava verso nord, Kuai Qin mise in atto il suo piano malvagio, inviando un ordine con il sigillo d’oro dell’imperatore in cui si chiedeva a Yue Fei di tornare indietro. Secondo la tradizione, un generale impegnato sulla linea del fronte aveva la possibilità di respingere l’ordine di ritirarsi. Tuttavia, il primo ministro contava sul patriottismo di Yue e sulla sua lealtà verso l’imperatore e, per maggior sicurezza, in un solo giorno gli fece recapitare dodici ordini con il sigillo d’oro, e il maresciallo, davanti a una simile pressione, finì per obbedire.
Appena tornato, egli fu immediatamente messo agli arresti. Kuai Qin, però, era consapevole che un processo avrebbe rivelato l’innocenza di Yue Fei, e pertanto ordinò a un funzionario di nome Zhu He di investigare a fondo nella sua vita nel tentativo di trovare un pretesto per tenerlo in prigione. L’uomo cercò a lungo, ma senza trovare nulla. Nonostante l’importanza della sua carica, il maresciallo non ne aveva mai approfittato per scopi illeciti, e il funzionario scoprì che aveva vissuto una vita spartana e non possedeva molto più di un qualsiasi contadino. Nel fare rapporto al primo ministro, Zhu He potè riferire un unico fatto significativo: quando Yue Fei si era arruolato nell’esercito, la madre gli aveva tatuato sulla schiena le parole “servi il tuo Paese con lealtà e rettitudine” (Jing Zhong Bao Guo).
Davanti a una simile irreprensibilità, Kuai Qin non ebbe altra alternativa che avvelenare il cibo del prigioniero. Fu così che il nobile generale venne ignobilmente tradito dai suoi stessi compatrioti. Con tutta la gloria e l’onore che gli spettavano di diritto, Yue Fei morì in prigione all’età di trentotto anni il 27 gennaio 1142 (29 dicembre 1141 del calendario cinese). Più tardi, furono uccisi anche Yun Yue, suo figlio adottivo, e Xian Zhang, che era stato il suo più stretto collaboratore.
Per vent’anni, Yue Fei venne considerato ufficialmente un criminale. Nel 1166 d.C., però, salirono al potere un governo e un imperatore (Xiao Zong) migliori, che rifiutarono di credere all’infedeltà del maresciallo e ne trasferirono le spoglie sulle rive dello splendido Lago Occidentale (Xi Hu), nella provincia di Hangzhou. Di fronte alla tomba si trovano le statue di Kuai Qin e di sua moglie, raffigurati in ginocchio nell’atto di pentirsi e vergognarsi davanti a Yue Fei. Queste statue devono essere periodicamente sostituite, perché molte delle persone che vengono a venerare il sepolcro, memori dell’infamia, sono prese dall’ira e le sfigurano o le danneggiano. L’imperatore Xiao Zong conferì a Yue Fei un nuovo nome per simboleggiare ciò che egli era stato e sempre sarebbe rimasto della memoria dei posteri: Yue Wu-Mu Yue, il guerriero leale e onorato.
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